PMI innovativa, cosa è e, soprattutto, come rientrare in questa categoria?
Da poco Italia ha fatto chiarezza identificando le “PMI innovative” con una definizioneprecisa e assegnando loro una sezione speciale del Registro delle imprese creata ad hoc presso le Camere di Commercio.
Startuo o PMI innovativa?
Gran parte delle definizioni e misure fanno capo al cosiddetto “Investment Compact” (Decreto Legge 3/2015 del 24-1-2015), definito dal Ministero la “fase 2” di un percorso avviato a fine 2012 con l’altro Decreto 179/2012 (“Crescita 2.0”), che ha introdotto una serie di norme a sostegno delle nuove imprese ad alto valore tecnologico, le cosiddette “startup innovative”
Vengono definite PMi innovative:
“tutte le Piccole e Medie Imprese che operano nel campo dell’innovazione tecnologica, a prescindere da data di costituzione, formulazione dell’oggetto sociale e livello di maturazione”.
Startup innovative e PMI innovative rappresentano quindi due stadi evolutivi di un processo sequenziale e coerente con cui il Governo ha voluto prima agevolare la fase di partenza, e poi anche accelerare il rafforzamento e la crescita dimensionale delle imprese ad alta innovazione tecnologica.
Caratteristiche delle PMI innovative
Per potersi definire PMI bisogna rientrare nella definizione di “Piccola e Media Impresa” della Comunità Europea (raccomandazione 361/2003/CE), e quindi:
- Impiegare meno di 250 persone e non superare in fatturato annuo i 50 milioni di euro o in totale di bilancio i 43 milioni;
- Essere costituite come società di capitali (anche in forma cooperativa);
- Disporre della certificazione dell’ultimo bilancio redatto da un professionista o una società iscritti nel registro dei revisori contabili;
- Avere sede principale in Italia (o in altro Paese UE, o in Stati aderenti all’accordo sullo spazio economico europeo, pur di avere una sede produttiva o filiale in Italia);
- Non essere quotate in un mercato regolamentato;
- Non essere iscritte alla sezione speciale del Registro delle imprese per le startup innovative e gli incubatori certificati.
E per essere considerata innovativa?
- Dedicare alla spesa in ricerca, sviluppo e innovazione almeno il 3% del valore totale della produzione
- Avere almeno 1/5 della forza lavoro complessiva con un titolo di dottorato di ricerca (o un dottorato in corso presso un’università italiana o straniera), o una laurea con almeno 3 anni di attività di ricerca certificata presso istituti di ricerca pubblici o privati, in Italia o all’estero. In alternativa almeno 1/3 della forza lavoro complessiva deve avere una laurea magistrale;
- Avere almeno una privativa industriale (invenzione industriale, biotecnologica, topografia di prodotto a semiconduttori, nuova varietà vegetale, ecc.) o una titolarità dei diritti su un programma registrato al Registro pubblico speciale per i programmi per elaboratore, purché la privativa sia direttamente afferente all’oggetto sociale e all’attività di impresa.